Vtr -Legno - Alluminio: Con quale materiale sarà costruita la mia prossima barca? (parte prima)
I materiali di costruzione delle barche sono principalmente tre:
Legno
Vtr (vetroresina)
Alluminio
Esistono in giro per il mondo, barche costruite anche con il ferro ed il ferrocemento; imbarcazioni costruite con l’ultimo materiale menzionato ne troverai ben poche in giro e probabilmente uno o due nel mediterraneo (parlo di barche da diporto).
Iniziamo con le barche costruite in LEGNO.
Per esempio i gozzi (barche votate alla pesca) erano costruiti interamente in legno.
Oggi si trovano ancora alcuni meravigliosi gozzi in legno o motoscafi famosi, uno su tutti è il Riva Aquarama, che sicuramente hanno un fascino di altri tempi.
Le barche di legno necessitano di una cura particolare: bisogna avere la possibilità di metterle in secca (cioè fuori dall’acqua) per qualche mese all’anno.
La manutenzione dello scafo sarebbe meglio (e te lo consiglio vivamente) che la facesse un mastro d’ascia, molto semplicemente perché sa quanto, come e dove bisogna eventualmente piallare una tavola, quali sono le resine migliori da stendere sullo scafo e se c’è bisogno o meno di eseguire il calafataggio (tecnica di impermeabilizzazione dello scafo che crea una giunzione tra le tavole del fasciame in grado di resistere nel tempo e al mare).
Insomma una barca in legno è molto elegante, classica e robusta, ma ha sicuramente bisogno di cure maniacali e da parte di personale iper qualificato; questo potrebbe incidere nella voce costi di manutenzione.
Ma se ti senti pronto, hai una buona manualità, hai tempo a disposizione e magari leggi qualche manuale che tratta l’argomento, potresti pensare di accudire la tua barca in autonomia per quanto riguarda la manutenzione ordinaria.
VTR (Vetroresina)
La resina di poliestere e la lana di vetro sono i materiali che vengono utilizzati per la costruzione delle barche in VTR.
È un materiale resistente, elastico e dura nel tempo (ci sono barche ‘vecchie’ di trent’anni che navigano ancora felicemente).
Facilità di lavorazione, poca manutenzione e velocità nelle eventuali riparazioni, hanno sancito il successo di questo materiale nella costruzione nautica.
È anche un materiale leggero e va da sé che le imbarcazioni costruite in vtr sono più performanti.
Manutenzione poca, ovvero una volta all’anno la barca deve essere alata (sollevata dall’acqua) ed accuratamente pulita nell’opera viva (se hai possibilità di tenerla fuori dall’acqua per qualche mese, male non gli fa).
Non ti ho ancora parlato di “opera viva”, “opera morta” e “linea di galleggiamento”, faccio qui una breve parentesi.
L’ opera viva è la parte sommersa dello scafo, cioè quella che sta a contatto con l’acqua; l’opera morta di conseguenza, è la parte di scafo che sta al di fuori dell’acqua e sopra la linea di galleggiamento, vale a dire l’intersezione del piano di galleggiamento di una barca con la superficie esterna dello scafo, o opera morta.
La pulizia viene effettuata con idro pulitrici (o acqua e olio di gomito) che hanno la pressione necessaria per estirpare le eventuali formazioni di alghe o cose simili dalla carena, e di togliere leggermente lo strato di antivegetativa che avevamo diligentemente applicato la stagione precedente.
Una volta che la carena si presenta linda e liscia come la pelle di un bambino, verrà carteggiata e le si applicheranno due mani di antivegetativa.
L’antivegetativa previene la formazione di alghe, alghette ed altri microorganismi che potrebbero aggrapparsi alla carena della barca, penalizzando le prestazioni della stessa in termini di velocità e di consumi.
Con un materiale così semplice da mantenere e con barche di dimensioni che possono essere ospitate nel giardino/cortile di casa tua, è quantomeno plausibile pensare di riuscire a fare questa operazione da solo.....
Eccoci qui alla fine della prima parte di questo articolo!
Come? A quando la seconda parte? Molto presto!
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